Alimentazione, salute, pianeta.
È assodato da tempo che il cibo giochi un ruolo fondamentale nel mantenere l’organismo e l’ambiente in buona salute. In questo triangolo abbiamo un ruolo di grande responsabilità, come consumatori ovviamente, e nel nostro caso anche come produttori.
Produrre un alimento condiziona la qualità dell’ambiente perché tutti i passaggi della filiera hanno un impatto – emissioni di CO2, usura del terreno, consumo di acqua, ecc. – dalla fase agricola a quella della trasformazione, dello smaltimento degli scarti, della distribuzione e del consumo.
Non si riflette mai abbastanza sul fatto che gli avanzi della produzione vegetale siano una vera miniera di sostanze. Fibre, vitamine, zuccheri, sali minerali e molto altro, nutrienti che rimangono “impigliati” nel materiale che le aziende agroalimentari quotidianamente smaltiscono. In alcuni casi il valore nutritivo di questi rifiuti – bucce, polpa, semi, foglie, acqua, ad esempio – è anche maggiore del prodotto stesso.
Oggi la destinazione più frequente è ancora l’alimentazione animale o l’utilizzo in agricoltura come fertilizzante, ma sono sempre di più le aziende in Italia e nel mondo che si stanno muovendo per convertire il “problema” dei sottoprodotti agroalimentari in “opportunità”, grazie alla ricerca biotecnologica.
Dal rapporto Assobiotech-ENEA “Le imprese di biotecnologia in Italia” del 2020 emerge infatti che “gli investimenti complessivi in R&S delle imprese censite ammontano a 2,3 miliardi di euro mentre gli investimenti in R&S biotech superano i 760 milioni.”
Un esempio molto noto è quello del vino, che produce grandi quantità di rifiuti lungo tutta la filiera: residui di potatura, vinacce, vinaccioli, fecce, raspi. Queste matrici sono ricchissime di molecole bioattive, che grazie alle biotecnologie possono essere estratte e utilizzate per prodotti nutraceutici e cosmetici.
Nel cammino dalla vigna al consumatore, l’obiettivo è quello dunque di ridurre lo scarto a zero. Ed è proprio in questa ottica, di economia circolare e sostenibilità, che stiamo rivolgendo il nostro impegno: parafrasando un noto detto della pianura padana, in natura non si butta via niente.
La ricerca Heallo si nuove su più fronti, e uno di questo è l’estrazione di fibre da matrici vegetali.
Un’estensione del brevetto JAXplus prevede l’estrazione degli arabinoxilani, fibre particolarmente efficaci nel combattere il picco glicemico postprandiale, da matrici di barbabietola da zucchero e cereali. La selezione di fibra sarà applicata alla produzione dello zucchero: la valorizzazione dello scarto andrà quindi ad arricchire e migliorare il prodotto principale della filiera stessa, trasformando un alimento il cui abuso è fortemente criticato dalla scienza medica in un cibo con importanti valenze nutraceutiche.
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